Nicaragua, esilio dorato per ex brigatisti
Ricercati dalla nostra giustizia, vivono nell'immunita nonostante i
sandinisti non siano piu al potere. Hanno ottenuto legalmente il passaporto.
Corriere della Sera, 9 aprile 1996
MANAGUA - In Italia hanno combattuto lo Stato e le sue leggi. In Nicaragua invece sono protetti dallo Stato e dalla Costituzione. E anche se i sandinisti non sono più al potere da sei anni esatti, per un gruppo di irriducibili che ora tengono famiglia l'immunità continua. Con l'immunità, prosegue anche la vita da privilegiati in un Paese che ogni giorno sprofonda in una miseria senza precedenti. E' questo il percorso rivoluzionario dei dieci italiani ricercati dalla nostra giustizia per terroris
mo o con un passato da fiancheggiatori dell'eversione che - per meriti ideologici - oggi possiedono un passaporto pienamente legale e valido della Repubblica del Nicaragua. Un Paese senza trattato di estradizione con l'Italia, la cui Costituzione per di più vieta di consegnare i propri cittadini ad autorità straniere.
La presenza indisturbata di alcuni ex brigatisti come Alessio Casimirri a Managua, capitale distesa tra laghi e vulcani, era emersa da tempo. Tanto che l'Italia ha più volte chiesto a Violeta Chamorro la consegna di Casimirri, condannato all'ergastolo per aver partecipato al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro nel 1978, unico di quel gruppo di brigatisti a non aver fatto neppure un giorno di prigione. Ma oggi alcuni documenti ufficiali rivelano per la prima volta i nomi di coloro che hanno seguito le orme di Casimirri, ottenendo tra il 1988 e il 1991 un passaporto nicaraguense che li mette al riparo da ogni pericolo.
A Managua vive con tutti i crismi della legalità, per esempio, Guglielmo Guglielmi Tommasi, naturalizzato cittadino nicaraguense il 20 novembre 1989: fa il medico sotto il naso dell'ambasciata d'Italia, alla quale la sua presenza «non risulta». In Italia si faceva chiamare Comancho e guidava le Unità combattenti comuniste (Ucc). Il dottor Guglielmi, amico di Oreste Scalzone, è fuggito dall'Italia nel 1979 a bordo di uno yacht. Era stato condannato a 30 anni di reclusione per l'uccisione dell'orefice Pierluigi Torregiani e poi a nove anni per l'uccisione di un missino. Le sue Ucc avevano assalito anche il centro elettronico della Montedison a Milano e il Club Méditerranée a Nicotera in Calabria. Dalle Ucc nacque la Brigata 28 marzo, coinvolta nell'assassinio del giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi.
A Managua Guglielmi Tommasi, 55 anni, romano, ha vissuto a lungo con la moglie, Rita Cauli, anche lei in passato accusata di terrorismo e poi scagionata. Ma in Nicaragua c'è un'altra celebre pasionaria: Almachiara D'Angelo Pasqua, nome di battaglia Margherita Colombi, cittadina nicaraguense dal 12 settembre 1988, ora dipendente di un ente di cooperazione umanitaria. La D'Angelo, un'altra militante delle Unità combattenti comuniste, nel 1984 è stata condannata in Italia a 15 anni di reclusione. Nel 1978 ha ferito il dirigente dell'Alfa Romeo Domenico Segala, ma ha avuto un ruolo anche nel delitto Tobagi. Poche settimane fa sua sorella Annarita D'Angelo, anche lei in passato arrestata per appartenenza alle Ucc e poi scagionata, è venuta a trovarla a Managua per una tranquilla riunione di famiglia.
Quasi tutti gli ex degli anni di piombo, infatti, mantengono legami stretti con familiari e avvocati. Solo il governo italiano non sembra in grado di individuarli. «Molti vivono qui con un nome falso, ma certo non si nascondono. Circolano liberamente, anche se considerano il terrorismo un capitolo chiuso. Si sono sposati, hanno una famiglia e un buon lavoro, magari con le Nazioni Unite o con il governo nicaraguense», racconta il proprietario di uno dei tanti ristoranti italiani spuntati a Managua negli ultimi anni. Il più celebre è il Magica Roma, a lungo la base di Alessio Casimirri e del suo amico Manlio Grillo. Casimirri ha appena venduto per 40 mila dollari la sua quota, mentre Grillo (cittadino nicaraguense dal 7 aprile '90) è tuttora un azionista.
Grillo è arrivato in Nicaragua dieci anni fa, dopo averne trascorsi sette in Svezia come «rifugiato politico». In Italia è stato condannato a 18 anni di carcere per il rogo di Primavalle, nel quale rimasero uccisi tra lefiamme due bambini. «Un incidente di percorso, noi non volevamo uccidere», si difende lui con gli amici italiani di Managua, ai quali racconta anche di appartenere alla casata romana dei marchesi del Grillo. «Mio fratello è generale dei carabinieri: se rimetto piede in Italia mi ammazza», scherza Grillo ai tavoli del Magica Roma, circondato da funzionari del governo ed ex commilitoni. L'appoggio econo mico della famiglia, comunque, non gli è mai mancato.
«E' un duro che però ama la bella vita», dicono di lui al night club Josephine, ritrovo dei due diversi clan della comunità di Los Italianos: cioè il gruppo dei rivoluzionari e quello - arrivato in Nicaragua pochi mesi fa - dei craxiani, come l'ex guru della comunità per tossicodipendenti Saman, Francesco Cardella, e Gabriele Pillitteri, fratello dell'ex sindaco di Milano. Cardella, che secondo i giornali locali ha investito in Nicaragua un milione di dollari, è sotto indagine per aver acquistato un passaporto falso. Vive circondato da una piccola corte di ex dirigenti di Saman nel quartiere Villa Fontana, il più lussuoso di Managua.
Amico personale di Craxi, condannato in Italia per truffa aggravata ai danni dello Stato e in questi giorni di nuovo sotto processo con la stessa imputazione, Cardella al contrario degli ex brigatisti non ha il passaporto nicaraguense. La sua è una situazione più precaria. «Presto se ne dovrà andare. Credo che abbia scelto un altro Paese dei Caraibi, qui vicino», confida un suo amico. Cardella, inizialmente, voleva finanziare la campagna elettorale di Alvaro Robelo, fondatore del partito Arriba Nicaragua, candidato alla presidenza e cittadino italiano. Ma ora i due hanno litigato. Tra Cardella (a sua volta ex dirigente dell'estrema sinistra) e gli ex brigatisti ci sono stati diversi contatti. Dicono che frequenti Enrico Maria Castaldo. Cittadino nicaraguense dal 2 aprile 1990, genovese, militante del gruppo Lotta armata per il comunismo e responsabile di molte rapine e attentati. Castaldo era rientrato in Italia nel 1982 per approfittare della legge sui terroristi pentiti. Poi, sbrigate le pratiche con la giustizia italiana, è venuto a Managua. Allo stesso gruppo appartiene Daniela Dolce, naturalizzata il 27 marzo del 1990, latitante dal 1986 e moglie del brigatista Fausto Marini. Oggi la Dolce ha un buon lavoro ben pagato in un organismo internazionale di cooperazione. In Italia è accusata di aver custodito la mitraglietta Skorpion con la quale nel '78 vennero uccisi due missini.
A Managua ci sono anche Ernesto Maidotti (nome di battaglia Radames Alberton), Maurizio Amaturgo Leonelli Petazzoni, Salvatore Napoli e GiovanniLuchessi. Tutti divenuti cittadini nicaraguensi all'indomani della sconfitta elettorale dei sandinisti, durante quella che la gente di Managua chiama la «grande pinata». «In quei giorni di confusione i sandinisti hanno dato il passaporto a 200 stranieri legati al terrorismo internazionale: palestinesi, spagnoli dell'Eta e italiani. Prima di lasciare il potere hanno distribuito la "pinata", cioè la cuccagna dei privilegi. Chiunque vantasse un titolo rivoluzionario ha avuto case, lavoro, denaro e appunto anche passaporti», dice un imprenditore italiano. L'idolo del gruppo, comunque, resta Casimirri, che si fa beffe dell'Italia anche con l'arma dell'ironia. L'ex brigatista, infatti, ha scelto di vivere nella Carretera do Sur, lo stesso vialone dove abita l'ambasciatore italiano. Tra le due case ci sono esattamente 3.200 metri. Casimirri paga 350 dollari al mese di affitto, tiene in giardino tre cerbiatti, manda i due figli a una costosa scuola tedesca e continua a lavorare per i sandin isti. «E' il miglior subacqueo del Nicaragua, ha addestrato le nostre teste di cuoio e ama molto le armi. Ora si occupa di industria ittica», racconta un vicino di casa.
Protetto dall'ex ministro degli Interni Tomas Borge, il governo Chamorro ha cercato di metterlo alle strette contestando il suo diritto alla cittadinanza nicaraguense. Ma lui ha fatto ricorso alla Corte Suprema, controllata dai sandinisti. «Ci sono due possibilità - dice un amico - o la Corte rinvierà all'infinito la sentenza o emetterà una sentenza favorevole». Intanto, l'Associazione per i diritti umani ammonisce: Casimirri è un perseguitato politico. In febbraio, durante la visita del Papa, Casimirri è stato messo sotto sorveglianza perché sospettato di organizzare attentati. E per Los Italianos è stato un avvertimento. In ottobre ci sono nuove elezioni presidenziali: se vince l'ex sindaco di Managua, il conservatore Aleman, forse i passaporti verranno ritirati.