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Riccardo Orizio

Londra, l'ospedale delle cavie umane
La tariffa: minimo 300 mila lire al giorno per chi accetta di sottoporsi a ricerche sui farmaci. L'offerta attira giovani e studenti al verde. La testimonianza di un ragazzo ungherese.

Corriere della Sera, 29 luglio 1997

LONDRA - Gabor H. è uno studente ungherese biondo, di 21 anni, con la barba lunga e i vestiti sporchi. Cinque mesi fa ha lasciato Budapest per venire a Londra: di giorno cammina per Trafalgar Square o Piccadilly, di notte si rifugia nelle case occupa te dagli squatters, con il suo zaino. Dentro Gabor ha tutto ciò che gli serve: libri, magliette e soprattutto un pezzo di carta con stampato un indirizzo e un numero di telefono. «Sterline finite, ora devo provare questo», dice nel suo inglese stenta to. E in un giorno caldo di luglio suona il campanello di una porta laccata di blu dietro il Guy's Hospital, antico ospedale della periferia sud di Londra. E' qui, in una clinica dall'aspetto modesto ma dotata del meglio della tecnologia scientif ica, che è in pieno boom il fenomeno delle cavie umane. Approdano da tutto il mondo, guadagnano un minimo di 100 sterline (300 mila lire) al giorno e si fanno sottoporre a esperimenti farmaceutici che possono durare 2-3 giorni, ma anche settimane int ere. Che cosa venga iniettato nelle loro vene e a quale scopo, spesso le cavie non si preoccupano neppure di saperlo. «Amici che sono già stati qui mi garantiscono che il rischio c'è, ma che non è pericolosissimo», si autoconsola Gabor. Un po' poco, forse. Ma chi deve sopravvivere non guarda troppo per il sottile.

Il reclutamento dei volontari avviene in modo discreto. Niente pubblicità, basta e avanza il passaparola che si è diffuso tra saccopelisti di tutto il mondo. Dall'Australia all'Itali a, sono centinaia i ragazzi che - soprattutto d'estate - si rivolgono a questa clinica, il Guy's Drug Research Unit, conosciuto nell'ambiente medico con la sigla Gdru. Suonano alla porta, sorvegliata da una telecamera, e un'elegante infermiera in cam ice bianco-azzurro accoglie i candidati. Nella reception, un libro indica in sigla i vari esperimenti farmaceutici in corso in ogni momento. Il centro è serio, collegato con un ospedale che a Londra ha un'ottima reputazione. Ma è innegabile che mol ti degli esperimenti farmaceutici ai quali vengono sottoposti i volontari - tutti maschi sani - possono avere conseguenze pesanti sul fisico. La legge inglese, d'altra parte, proibisce la sperimentazione sugli animali, ma non quella sugli esseri uman i. Quest'ultima è libera e non regolamentata da alcun limite etico o scientifico. «Noi ci occupiamo della cosiddetta "fase uno": cioè degli studi iniziali di medicinali sugli esseri umani sani», dicono al Gdru. «Spesso ricerchiamo la farmacodinamic a di certi medicinali e i dati farmocinetici. Ma rispettiamo tutti i criteri etici del caso». Significa che sui ragazzi come Gabor vengono sperimentati farmaci ancora non in commercio e dei quali le case farmaceutiche non conoscono esattamente gli ef fetti collaterali o il funzionamento. L'accesso al reparto è proibitissimo agli estranei. Gli stessi volontari devono firmare un accordo di riservatezza. «Si sta chiusi nel reparto, che è come quello di una clinica privata.

Continuano a farti l'esa me del sangue e delle urine. In corsia ci sono una decina di letti. Molte televisioni, il biliardo, libri e videogiochi, pasti abbondanti. Io ho fatto una lunga endovena di morfina. I medici misuravano quanto e come si metabolizzava. Cinque giorni st esi a letto mi hanno portato in tasca tre milioni», dice A.F., uno studente inglese della vicina facoltà di medicina. James, un 28enne che lavora in ospedale, racconta invece di broncoscopie effettuate per capire quale parte del corpo viene colpita d a certi medicinali. A fare le cavie umane, infatti, non sono solo ragazzi a corto di soldi, ma anche studenti di medicina o infermieri del Guy's Hospital che vogliono arrotondare il loro reddito. Il Gdru, per chi ambisce a una carriera da cavia u mana, offre molte garanzie. Ma delle oltre 40 aziende che conducono esperimenti farmaceutici su esseri umani sani, meno della metà aderisce all'Independent Clinical Research Contractors, cioè l'ente che autoregola il settore imponendo standard minimi . I volontari che finiscono nei centri non regolamentati sono cavie umane alla mercè degli esperimenti più selvaggi. In certe zone particolarmente povere dell'Inghilterra proliferano le cliniche delle società estranee all'ente autoregolatore. Sono corsie della disperazione, con molti videogiochi, bar e biblioteche, ma poca chiarezza d'informazione. Ai volontari viene offerto vitto, alloggio, trasporto e una certa cifra in contanti. Il business vale alcune centinaia di miliardi ogni anno ed è i n continua espansione: il numero di società che conducono questi esperimenti per conto delle aziende farmaceutiche è raddoppiato negli ultimi dieci anni. «Se mi preoccupo? No. E poi ho deciso che sto qui soltanto cinque giorni, al massimo una setti mana.

Quello che mi basta per mettere da parte qualche soldo», racconta l'ungherese Gabor. Ma in passato qualcuno come lui ha pagato un prezzo molto alto: uno studente di Cardiff è morto dopo aver fatto un test con un nuovo tranquillante che ha danne ggiato il suo midollo osseo. I genitori non sono riusciti a provare il collegamento tra l'esperimento e la sua morte, ma l'azienda farmaceutica che aveva commissionato il test ha preferito pagare un risarcimento.

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