Una giornata con un soldato italiano a Pec. Dalla colazione nell'ex comando di polizia a tutte le emergenze dell'odio
I pozzi della morte, i rom da proteggere: il carabiniere Felix al fronte
Corriere della Sera, 8 luglio 1999
PEC (Kosovo) - Quando gli hanno chiesto se voleva andare in missione all'estero, questa volta Felix voleva rispondere di no. È vero, viene da un paese in provincia di Gorizia che si chiama Ronchi dei Legionari, nome propizio per chi fa il suo mestiere. È vero: quando corre sulle scale dei condominii sbrecciati di Pec, con l'M-12 Parabellum che in un attimo potrebbe fare ta-ta-ta-ta, ha grinta da vendere e gli vengono fuori paroline non proprio dolci dirette ai criminali di ieri, quel li che hanno ammazzato gli albanesi, e ai criminali di oggi, quelli che bussano casa per casa per rubare, minacciare, cacciare i vecchi se sono serbi o zingari. Ma Felix ha la fidanzata incinta. E i sei mesi di Sarajevo - finiti in febbraio - se li s entiva ancora addosso. Di ritornare ad «essere h-24» - operativo 24 ore su 24 - non aveva voglia. Poi si è reso conto che non poteva non esserci. Così il maresciallo Gianluca Feliciosi, 27 anni, fisico piccolo e bicipiti grossi, ha detto di sì. Basco, mimetica, 50 chili tra bilancieri e pesi, perché a quelli non si rinuncia neppure in guerra, ed è partito. Carabiniere a Pec. Vorrà dire che l'indennità di trasferta, 87,4 dollari al giorno, gli servirà per sposarsi.
Alle 8.30 del mattino, nel cucinino della stazione dei carabinieri, vanno via in fretta le brioches spedite in Land Rover dal battaglione logistico. Si fa colazione in piedi, in quella che - quando lì c'era il comando della polizia serba - era la camera oscura dove si sviluppava no le fotografie dei «terroristi» albanesi. I carabinieri sono 21, compreso il comandante Bergamo. I primi tempi correvano dappertutto notte e giorno. Ora si possono concedere il lusso della brioche, che è un panino imbottito di marmellata d'ordinanz a. Felix si agita. È il capo di una pattuglia - gli altri si chiamano Cinghiale e Toki, veterani della Bosnia - attiva su tutte le emergenze.
L'edificio è protetto da sacchi di cemento. I 21 uomini del 7ã Battaglione Carabinieri Trentino Alto Adige h anno pistola, caricatori e manette. Sul braccio c'è la fascia nera che dice MP, polizia militare. Alle 8.40 arriva un'anziana serba. Felix la porta a fare ciò che, in un mondo lontano, chiamano «sporgere denuncia»: dice che i militari dell'Uck le h anno intimato di andarsene da Pec entro le 12, pena la pelle. La serba ha troppa paura per resistere. Venti minuti dopo, Felix salta sulla Land Rover. Toki guida. Cinghiale seduto dietro con il fucile spianato. La vecchietta, in abiti che trent'anni fa erano dignitosi, ha due valigette in mano. Si va al patriarcato, il convento serbo-ortodosso. Da lì la faranno fuggire in Montenegro. È un servizio taxi che, se gli italiani non le offrissero, probabilmente le costerebbe la vita.
Alle 9.15, di ritorno alla base, arriva la notizia che a Djacovica è stato ucciso un bambino zingaro. Bisognerà andarci. Poi si presenta un uomo: il suo pozzo è pieno di cadaveri. Alle 9.20 arrivano due contadini a chiedere sacchi per altri cadaveri in altri pozzi. Felix e l'interprete spiegano che sono finiti. Il colonnello Bergamo si mette alla testa delle pattuglie che controlleranno le fosse comuni «di giornata». Felix promette ai due contadini dei sacchi: «Veniamo questo pomeriggio al mille per mille».
Ma c'è un'altra sorpresa: i rappresentanti di un villaggio di musulmani bosniaci vengono a dire che gli albanesi li minacciano ogni notte con i fucili. Dovranno pazientare fino a domani. Felix raduna Cinghiale e Toki. «Vi brifo velocemente», dice. Il b riefing consiste in sette Parola: cadaveri in un pozzo in località Streoc. Alle 10 siamo lì. L'altra squadra tira su il primo cadavere. Per Felix «qui han cercato di essere più furbi che in Bosnia».
Un carabiniere altoatesino, Fritz, parla in tedesco con i contadini della zona che hanno fatto gli operai in Germania. Felix riparte verso Djacovica, sotto un caldo soffocante. Lì, l'accampamento di zingari è stato più volte minacciato. Il bambino non è morto: era un trucco per attirare gli italiani. L'esercito protegge da due ore l'accampamento con i carri armati, ma non può tenerli lì per sempre. Che fare? Felix nomina ambasciatore degli zingari Yusuf, l'unico che parla italiano. «Yusuf, ascolta bene: se a me dicono di andarmene da casa mia, i o mi rifiuto. Tenete duro. Noi vi aiuteremo», ripete. Yusuf non è convinto: «Troppa paura noi». Felix rilancia: «Ti do 10 minuti per far rientrare i tuoi e i bambini, in casa. Qui, sulla strada, sono in pericolo». I carri armati rombano, a beneficio degli zingari. Cinghiale sorveglia, fucile in mano. Sulla jeep il maresciallo Feliciosi si lascia andare: «Ma come fa il nostro esercito a scortare 400 zingari in Montenegro? E chi l'ha detto che il Montenegro li vuole? Non la vedo bene».
Ore 12.30 , dopo mille buche di una strada impolverata, si va al battaglione logistico del Garibaldi, ex fabbrica di auto Zastava. Il miglior ristorante della città: oggi in menù ci sono pasta, pollo, arance. La tv è accesa, il tg parla di vacanze. Felix non c hiama casa da una settimana. Le linee militari sono sovraccariche, quelle civili semplicemente non esistono. Si torna al comando. Alle 15 salta fuori che reparti speciali dell'Uck hanno assegnato l'appartamento della serba appena fuggita a Leonora Br dynaj, ragazza albanese la cui casa è bruciata. Felix le chiede il nome del miliziano Uck. Niente da fare. Ore 16, si va agli ultimi pozzi. Sono in una fattoria sperduta.
La gente attendeva i carabinieri seduta per terra. Fino a un mese fa qui stav a un commando serbo: ci sono ancora le siringhe, forse si drogavano. I pozzi sembrano vuoti. Torce e specchi non mostrano alcun cadavere. Ma c'è puzza. I contadini spiegano che altri 40 cadaveri sono sulla montagna, e forse è minata. Si torna a Pec. Felix fa rapporto. Poi a fare ginnastica. Ore 22.45: un lontano check point di bersaglieri - veri eroi silenziosi della missione italiana in Kosovo - ha fermato 6 dell'Uck armati senza autorizzazione. Felix e i suoi li mettono in cella. Poi si va a dormire. Niente lenzuola, solo sacchi a pelo. Questa notte sparano. Qualche casa brucia.