Talk of the Devil
Parola del diavolo.

CaffèLetterario.it
7 luglio 2002
Parola del diavolo
di Grazia Casagrande e Giulia Mozzato
Idi Amin Dada, Jean-Bédel Bokassa, il colonnello Menghistu, Enver Hoxha, Baby Doc Duvalier, il generale Jaruzelski, Slobodan Milosevic. Questi i nomi dei dittatori che Riccardo Orizio ha scelto nel triste mazzo dei leader del Novecento per tracciare un quadro interessante su figure in parte dimenticate dopo la caduta dei loro regimi. Con un personaggio escluso per sua stessa volontà, ma del quale Orizio riporta la lettera in cui nega la sua disponibilità ad essere intervistato: Manuel Antonio Noriega, una testimonianza davvero interessante.

Amin Dada il "Grande Papà" dell'Uganda, un "innocuo gigante buono" che si è trasformato in spaventoso mostro raggiungendo il potere, ora vive a Gedda, in Arabia Saudita, si è convertito all'Islam e nella religione afferma che siano riposti tutti i suoi interessi; i figli studiano negli Stati Uniti e il suo tenore di vita non è certo modesto. In cosa è cambiata la sua vita? Soprattutto nel luogo in cui la vive e nel potere politico che non ha più. Ma certamente non nella possibilità di fare tutto ciò che vuole. "Idi Amin sarà anche ricercato , ma non trova difficile sopravvivere". Anche per Jean-Bédel Bokassa la vita era ormai strettamente legata alla religione, nel sua caso a quella cattolica. Affermava di essere il tredicesimo apostolo di Santa Madre Chiesa, un apostolo come Pietro e Paolo, e la morte lo raggiunse povero ma libero. Il colonnello Menghistu ancora difende tranquillamente la campagna del Terrore Rosso che stravolse l'Etiopia, mentre la vedova di Hoxha, detta Lady Macbeth (lei sì per un certo periodo dalla triste cella di una prigione di Tirana) esalta il regime marxista di stampo maoista impostosi in Albania con il marito Enver. A chiudere il saggio le voci dell'haitiano Baby Doc Duvalier, uomo abituato, grazie al padre Papa Doc, a un tenore di vita esagerato ed esaltante, Mira Milosevic, che ovviamente difende il marito definendolo un idealista e il generale Jaruzelski, l'uomo che cercò di stroncare in Polonia le velleità democratiche espresse da Solidarnosc e che chiude così la sua intervista: "La vita è così piena di paradossi. Volevano tutti che mi gettassi dal precipizio, volevano un bel gesto teatrale. Ma io non sono mai stato un buon attore. Io vivevo in un mondo vero, non in quello immaginario. E ora mi scusi, ma devo andare. Mia moglie mi aspetta. Le auguro buon anno. Spero che scriverà di me in modo giusto. Si chieda sempre che cosa avrebbe fatto lei, in concreto, se fosse stato nei miei panni. Con la mia divisa addosso".

Qualcosa tutto questo dovrà pur insegnarci, ma dire cosa è troppo difficile e penoso.