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BresciaOggi Le interviste raccolte sono quelle di Amin Dada, di Jean-Bédel Bokassa, del colonnello Menghistu, della moglie di Enver Hoxha, di Baby Doc Duvalier, del generale Jaruzelski e di Mira Milosevic, consorte di Slobodan. Figure che hanno scritto alcune infauste pagine del Novecento, anche se le loro vicende sono in parte dimenticate dopo la caduta dei rispettivi regimi. Alcuni di costoro hanno provato la prigione, altri sopravvivono nelle risacche della storia, come ruderi della memoria e carcasse pittoresche. Orizio è andato a stanarli nei quattro cantoni del mondo, molto spesso rinunciando alle proprie ferie, sottoponendosi a lunghe attese e trattative. Amin Dada, il "Grande Papà" dell'Uganda, vive in esilio a Gedda, in Arabia Saudita. Si è convertito all'Islam e dichiara che nella religione sono riposti tutti i suoi interessi. I suoi figli studiano negli Stati Uniti. Una volta, quando era al potere, spediva telegrammi imbarazzanti ai leader del mondo. Alla regina Elisabetta si propose come "uomo vero", a Nixon invece, durante il Watergate, consigliò di eliminare fisicamente i suoi oppositori.
Anche Bokassa si era votato integralmente alla religione, nel suo caso a quella cattolica. Si proclamava, prima di morire povero in una dimora diroccata, il tredicesimo apostolo della Chiesa. Qualche anno prima si era fatto proclamare imperatore del Centro Africa con una cerimonia di pompa napoleonica. Baby Doc Duvalier, figlio di Papà Doc, parla di vudù, di donne e di come ha polverizzato un patrimonio. La vedova dell'albanese Enver Hohxa non smette di esaltare il vecchio regime marxista di stampo maoista. Quanto a Mira Milosevic, suo marito rimane un idealista. Infine il generale Jaruzelski, l'uomo che salvò la Polonia dai carri armati sovietici, stroncando le velleità democratiche di Solidarnosc, si rammarica per il fatto che non è mai stato amato dai polacchi. Confessioni, reticenze, abiure, ostinazioni e follia. Orizio si avvicina alla "banalità dell'orrore" con curiosità e rispetto. «Perdonarli è impossibile, capirli è difficile. Io ho dato loro - dice - la possibilità di parlare, di farsi ascoltare. Alcuni di loro non hanno voluto comparire. L'argentino Videla, per esempio. Rammarico? Sì, quello di non aver intervistato Pol Pot e Ceausescu». Quel grande attore scespiriano che è Ian McKellen, che sulla scena ha interpretato in quarant'anni mostri di ogni epoca, da Iago a Rasputin - ricorda Orizio nell'introduzione - ha imparato questa lezione: «Studiando coloro che compiono atti terribili ho dedotto che anche loro sono umani. E che chiunque di noi è capace di tutto. O quasi». Questo in definitiva il deposito di senso.
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