Talk of the Devil
Parola del diavolo.

La Stampa
10 luglio 2002
Il volto troppo umano dei dittatori caduti in disgrazia: prendono botte, si credono santi, vanno a faticare in palestra
di Bruno Ventavoli
VALENTINE Strasser ha un fisico da modello. Pochi occidentali ricordano il suo nome. Molti compatrioti, nella Sierra Leone, invece rammentano imprigionamenti e stragi del suo regime. Salì al potere a 26 anni, con un colpo di stato, cinque anni dopo fu deposto da un nuovo golpe. Trovò scampo a Londra. Frequentò l'università. Cercò vecchie fidanzate. Alcune lo accudirono, altre, forse, lo tradirono. Fu pestato dai famigliari delle vittime del suo regime. Oggi vive povero, come un senzatetto. Spera di rifarsi una vita come manager. E può farcela. Visto che ha appena 35 anni. La sua storia è citata in Parola del diavolo, un libro reportage «sulle tracce di ex dittatori», che possiede il fascino dolente d'un racconto conradiano o d'una tragedia scespiriana. L'ha scritto Riccardo Orizio, giornalista per Repubblica da Londra, che ha seguito le tracce di alcuni ex tiranni caduti in disgrazia, per capire che cosa s'annida nel loro cuore.

Per vedere come scorrono le loro esistenze senza palazzi né milizie.Jean-Bédel Bokassa, che fu imperatore del Centrafica, e gareggiò in sfarzo con i grandi sovrani del passato, morì povero in una catapecchia, facendosi proclamare santo, ultimo apostolo della Chiesa. Amin Dada, tristemente celebre per gli eccessi, s'è convertito all'Islam e vive in esilio in Arabia Saudita. Spera di ritornare in sella, trama nelle feroci guerre africane, ma il suo unico lusso è la tessera della palestra in un albergo di Gedda. Baby
Doc Duvalier, padrone assoluto di Haiti, parla di donne, di magie vudù, di massacri, di ricchezze immense dissipate al punto da non aver di che pagare le bollette della luce. Manuel Noriega respinge cortese una richiesta di intervista inoltrata da Orizio: non si sente un individuo dimenticato, un perdente, «perché Dio, il grandecreatore dell'Universo, che scrive dritto anche se a volte per farlo usa righe storte, non ha ancora finito di scrivere l'ultimo capitolo su MANUEL A. NORIEGA».

Nelle parabole dei grandi tiranni rossi, c'è meno crudele esotismo e più ideologia. La vedova dell'albanese Hoxha difende il maoismo del marito Enver. La signora Milosevic tratta con sarcasmo l'arroganza occidentale che ha ostacolato le battaglie «ideali» del suo Slobodan. Egon Krentz, l'ultimo capo della Ddr, è in carcere. La morte di molti tedeschi dell'Est, accoppati mentre cercavano di saltare il Muro, probabilmente dipende dai suoi ukase.

Ma lui non si sente colpevole: credeva davvero nel socialismo, ha fatto soltanto il suo dovere di marxista. Forse ha ragione. Forse mente. E' comunque difficile stabilire se di fronte al tribunale ideale della giustizia universale, è innocente, come, prima e dopo di lui, molti altri volonterosi carnefici di ideali. Jaruzelski è il più tormentato. Una figura resa tragica dal destino e da scelte epocali impossibili. A 78 anni tiene ancora la schiena dritta come si conviene a un generale. Vive in una dacia con la moglie. Pubblica a proprie spese opuscoli-arringhe, sa di non avere colpe, vuole ristabilire la verità. La lettura del libro di Orizio è coinvolgente. A tratti vertiginosa e inquietante. Perché questi dittatori terribili che hanno gestito fortune immense e deciso vita e morte di milioni di esseri umani,appaiono normali, dopo aver smarrito il potere. Talvolta visionari. Talvolta semplici burocrati. Chiusi in alloggetti anonimi, accanto a mobili dimessi, una tazza di tè, foto ricordo in divisa. Soprattutto, senza rimorsi.

Il «diavolo», sembra dirci la Storia, non assume mai volti spaventosi su questa Terra. Ogni essere umano può trasformarsi in lucido mostro. E le sofferenze, le torture, le rovine, inflitte periodicamente all'umanità, appaiono ancora più insopportabili, se viste nella prospettiva di questa assurda banalità del male.