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LA REPUBBLICA Poi, una quindicina d’anni fa, una rivista inglese intitolata Granta rilanciò la narrativa di viaggio in forme non molto diverse da quelle classiche. Granta riuscì a raccogliere attorno all’iniziativa giornalisti e scrittori di talento (da Jonathan Raban a Bruce Chatwin, da Salman Rushdie a Neal Ascherson, da James Fenton a Ryszard Kapuscinski), e la risposta del pubblico fu superiore a qualsiasi aspettativa. Il «travel writing» conobbe una seconda giovinezza.
Da allora, un po’ ovunque e anche in Italia, i libri di viaggio si sono moltiplicati. Diversi editori hanno addirittura varato delle collane apposite, e gli imitatori di Chatwin sono adesso una piccola folla. Ma se il più della produzione editoriale è d’interesse modesto, ciò non toglie che ogni tanto appaia qualcosa d’originale. Estranei, strani, non di rado deliranti, le «tribù bianche» provengono da vicende tanto straordinarie quanto sconosciute. E dopo il ripiegamento del colonialismo, partita la maggioranza dei bianchi, sono rimasti dov’erano, una retroguardia abbandonata a sé stessa in qualche angolo di «brousse» o di savana. I polacchi di Haiti, per esempio. Approdati lì nel 1803 con l’esercito napoleonico inviato a reprimere la rivolta degli schiavi neri, qualche dozzina di soldati polacchi restarono nell’isola dopo la sconfitta e fuga dei francesi di Rochambeau. E i loro discendenti sono ancora lì, in un villaggio chiamato Casales, il sangue ormai misto, la pelle quasi scura e l’identità diluita dal gran tempo trascorso. Un destino non diverso da quello del migliaio di artigiani tedeschi condotti nel 1834-35 con l’inganno, in un paio di mandate, a tagliare canna da zucchero nell’interno malarico della Giamaica: i cui epigoni (non più d’una cinquantina) ancora sopravvivono a Seaford Tower, coi loro cognomi germanici e le lapidi del cimitero scritte in caratteri gotici.
Anche nel libro di Orizio non mancano i ricalchi dello stile Chatwin, l’omaggio al nume del nuovo «travel writing». Ma le sorprese di questo pellegrinaggio tra i «dimenticati» sono parecchie (e la maggiore è forse quella che suscitano i Blanc Matignon della Guadalupa), il ritmo del racconto è sostenuto. |